Il “rito della campanella” sta a significare il passaggio di consegne tra vecchio e nuovo esecutivo. Spesso, soprattutto laddove i “colori” del nuovo esecutivo sono diversi, avviene in maniera fredda e frettolosa, quasi a confermare il disagio del momento e la “discontinuità” politica. Ma può anche succedere che la freddezza si manifesti di fronte alla “continuità” politica del Governo subentrante: clamoroso fu il gelo che accompagnò l’avvicendamento, nel 2014, tra Letta e Renzi, dopo il famoso “Enrico stai sereno” ormai diventato quasi un neologismo, non solo in politica.
Quello a cui abbiamo assistito ieri, invece, grazie soprattutto a Mario Draghi, a conferma del suo assoluto senso delle Istituzioni, potrebbe essere di buon auspicio, almeno per quel che riguarda l’impegno e la determinazione ad affrontare immediatamente la grave situazione in cui ci troviamo. Che non ci sia tempo da perdere e ci sia bisogno di una sorta di “collaborazione”, almeno per quel che riguarda i temi più spinosi, lo dimostra, per esempio, la decisione di Roberto Cingolani, già Ministro per la Transizione Ecologica, di assumere, a titolo gratuito, il ruolo di consulente del nuovo Ministro Gilberto Pichetto Fratin.
Quello dell’energia probabilmente è l’argomento più urgente e allo stesso tempo più difficile da affrontare, complice anche la disarmante “lentezza” da parte della UE ad adottare le soluzioni più efficaci (anche se, nella notte di venerdì, qualche spiraglio sul tema del price cap forse si è aperto). Di certo i 10MD lasciati in eredità dall’esecutivo uscente verranno spesi per interventi tesi ad aiutare famiglie ed imprese: si punta, in tal senso, ad ampliare la platea dei beneficiari (per esempio, per quanto riguarda le famiglie, potrebbe sparire l’Isee come “indicatore” di chi ha diritto o meno ai benefici, e basarsi, per il futuro, sulla base delle dichiarazioni inferiori a € 20.000 di reddito annuo. Dovrebbe essere esteso il bonus “taglia costi” per società energivore e gasgivore, nonché per le piccole attività. Potrebbero poi essere anticipate all’esercizio in corso alcune spese programmate per il 2023, grazie al buon andamento dei conti, liberando così risorse per l’anno prossimo. E già si parla di una proroga sino alla fine dell’anno del taglio dell’accise di 30 centesimi. Una serie di provvedimenti per i quali potrebbero rendersi necessari ulteriori 5 MD. L’equivalente, secondo la Confesercenti, dei consumi che potrebbero essere messi a rischio in previsione di Natale. Natale che, già sappiamo, sarà meno “scintillante” almeno per quanto riguarda le luminarie: molti sindaci hanno già annunciato la riduzione dell’illuminazione delle strade e spento, in alcune ore notturne, le insegne luminose, invitando le attività a comportamenti più parsimoniosi.
Per il momento il Governo Meloni gode di “un’apertura di credito”, almeno da parte delle principali società di rating. Sia S&P Global ratings e Moody’s per il momento hanno evitato giudizi, mantenendo invariati i rating del nostro debito pubblico; a giorni sarà chiamata ad esprimersi DBRS, mentre Fitch lo farà il 18 novembre. Peraltro, guardando alle vicende di quest’anno, oramai l’impatto sullo spread della politica oramai è ridotto ad un quarto: a incidere in maniera risoluta sono state le politiche restrittive delle Banche Centrali. Analizzando gli andamenti di quest’anno, si può notare come il rendimento del nostro decennale sia passato dall’1,18% di fine 2021 al 4,73% si venerdì, con lo spread verso il bund aumentato “solo” di 100 punti (da 130 a 230 bp). Certamente il “rischio politico” rimane ben presente: ben lo sanno i cittadini britannici dopo le “imprese” della meteora Liz Truss, che rimarrà nei libri di storia per essere stata, ad oggi, la Prima Ministra dalla vita politica più breve oltre Manica, con un Governo rimasto in carica soli 45 giorni (e pensare che “puntava” ad essere la nuova Margaret Tatcher, rimasta in carica oltre 10 anni) . Come ci ricorda anche il Fondo Monetario Internazionale attraverso le parole di Alfred Krammer, Direttore dello European Department, mettendo in guardia dall’assunzione di misure che non tengano conto della situazione finanziaria e si discostino dagli indirizzi degli organismi centrali europei.
Si è chiuso ieri il XX Congresso del Partito comunista cinese, che ha nominato il nuovo Politburo, composto esclusivamente dai “fedelissimi” del Presidente Xi Jinping, che ha completamente azzerato il pensiero “non allineato”. Una scelta che non aiuta assolutamente i mercati finanziari della Great China. Soprattutto Hong Kong, preoccupata dalla nomina di personaggi che hanno gestito in maniera decisamente restrittiva l’emergenza Covid, mettendo a repentaglio la crescita economica, piuttosto che da “amici” del Presidente che non hanno avuto, sin qui, ruoli di primo piano nella vita politica del Paese. Motivo che porta l’indice Hang Seng a perdere quasi il 6%, trascinato dalla caduto dell’indice tecnologico, in ribasso di oltre il 7%. Un po’ meglio va a Shanghai, come in ribasso dell’1,95%.
Positivi gli altri indici asiatici: Nikkei + 0,31%, Seul + 0,8%.
In crescita i futures a Wall Street, mentre sono leggermente deboli quelli sull’Europa.
Apertura in discesa per il petrolio, con il WTI che scambia a $ 84,15, – 1.16%.
Gas naturale Usa che scende sotto i $ 5 (4,826, – 2,84%).
Stabile l’oro, a $ 1.659,7.
Spread a 228, quasi a “lanciare” un messaggio positivo al nuovo Governo.
Treasury al 4,15% dal 4,25% di venerdì, con i tassi reali passati all’1,63% dal precedente 1,80%.
€/$ a 0,9839.
Bitcoin a $ 19.350, + 0,87%.
Ps: si fa un gran parlare di “pari opportunità” e di “parità di genere”. A quanto pare, però, siamo ancora lontani dalla loro vera realizzazione. Almeno stando a quanto succede sui posti di lavoro, se è vero che, in Europa, nel 2021 oltre 8,8ML di persone hanno dichiarato di essersi sentiti discriminati. La maggioranza è femminile (5.2 ML vso 3,6 ML di uomini). Oltre, ovviamente, al Paese di nascita, con le percentuali maggiori per i cittadini nati in Paesi extra UE.